Progetto "Parco sonoro della Collina Torinese”

Progetto finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche della famiglia dell’1.12.2020 (CUP J57C20000350001). Il progetto denominato “Il Parco sonoro della Collina Torinese”, vede il...

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Progetto finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche della famiglia dell’1.12.2020 (CUP J57C20000350001).
Il progetto denominato “Il Parco sonoro della Collina Torinese”, vede il coinvolgimento quali partner i Comuni di Cambiano, Chieri, Pino Torinese, Riva presso Chieri, Santena, il Civico Museo del Paesaggio Sonoro di Riva presso Chieri, l’Istituto Comprensivo di Cambiano, l’Associazione Sermig – Laboratorio del Suono, l’Associazione La Fornace Spazio Permanente, l’Associazione Frutticoltori Associati della Collina Torinese (Facolt) e dell’Unione Italiana ciechi e ipovedenti onlus a.p.s.

ANNA LANZA

Una volta, a Pecetto, esisteva una magica ludoteca dei giochi in scatola prima ancora che esistesse il concetto di ludoteca dei giochi in scatola. Due piccole stanze adornate con squisiti dipinti del famoso artista Guglielmo Lanza, un frigorifero nascosto in un angolo e un cortiletto con ciliegi e fiori. Da questo luogo sono passate diverse generazioni di giovani, che entravano per preparare i propri panini e trascorrevano la notte immersi in innumerevoli giochi da tavolo. Ma la leggenda di Annina Lanza era iniziata molto prima della guerra. Aveva prestato servizio come valorosa infermiera volontaria sulle navi e aveva svolto un ruolo importante durante la Resistenza. Mentre nascondeva un ebreo in una stanza, accoglieva un soldato tedesco nell’altra. Quando il comando di Pecetto ordinò ai suoi cittadini di consegnare subito tre bottiglie di vino ai tedeschi, lei rispose con aria di sfida con un manifesto chiedendo burro e zucchero per tutti. Il comandante tedesco era furioso, ma vent’anni dopo tornò per presentare questa donna straordinaria a tutta la sua famiglia. A metà degli anni ’60 Annina aprì il suo locale, il Bar Roma. Divenne presto un punto d’incontro per intellettuali come Italo Calvino (che si dice abbia scritto il suo capolavoro, Marcovaldo,) e la celebrità locale, la scrittrice Barbara Allason. Ad un certo punto, si trasformò nella “Repubblica di Anna”, con Annina che assunse il ruolo di presidente e nominò i membri della sua “cerchia ristretta” come ministeri dell’Istruzione o della Sanità. All’élite era garantito l’ingresso, ma potevano essere licenziati senza tante cerimonie e senza preavviso. Non tutti potevano entrare in questo mondo esclusivo. “Sei simpatico?” Anna si sarebbe informata sulla porta. Coloro che esitavano non avevano possibilità di entrare: “Ti trovo già antipatico”, dichiarava, lasciando fuori la o lo sfortunato giovane e tornando al suo vivace gioco di pinnacola o scala quaranta. Tuttavia, stravedeva per i bambini, tentandoli con: “Entra e divora quanti più gelati puoi in un minuto!”

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BARBARA ALLASON

(Pecetto Torinese, 12 ottobre 1877 – Torino, 20 agosto 1968) è stata una scrittrice, germanista e traduttrice italiana. Nacque a Pecetto Torinese nel 1877, dopo gli studi all’università di Napoli e di Torino si laureò con il noto germanista Arturo Farinelli. Si appassionò agli autori tedeschi Goethe, Nietzsche, Schiller e Lessing, dei quali curò le pubblicazioni in lingua italiana.
Durante la prima guerra mondiale lavorò come corrispondente di guerra, strinse amicizia con Annie Vivanti, la quale convinse Allason a pubblicare il suo primo romanzo, Quando non si sogna più. Nel 1920 Vivanti si trasferì a vivere nell’appartamento torinese di Allason, e lì ebbe l’opportunità di conoscere intellettuali ed artisti.
Dopo essere stata per molti anni docente di ruolo di letteratura tedesca nelle scuole medie superiori, nel 1928 ottenne la libera docenza in letteratura tedesca presso l’Università degli Studi di Torino, per merito in particolare di un saggio sul romanticismo tedesco.
Amica di Piero Gobetti, fu un’antifascista attiva, la sua villa collinare di Pecetto era inoltre il punto di riferimento abituale delle riunioni di intellettuali e artisti che durante la primavera e l’estate soggiornavano e creavano .
Nel 1909 dal matrimonio con Carlo Federico Wick ebbe il figlio Gian Carlo. Infine si ritirò a Torino dove rimase fino alla morte avvenuta nel 1968, a novantuno anni.

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CALVINO ITALO

(Santiago de Las Vegas de La Habana, 15 ottobre 1923 – Siena, 19 settembre 1985) è stato uno scrittore e paroliere italiano.
Intellettuale di grande impegno politico, civile e culturale, è stato uno dei narratori italiani più importanti del secondo Novecento.
I numerosi campi d’interesse toccati dal suo percorso letterario sono meditati e raccontati attraverso capolavori quali la trilogia de I nostri antenati, Marcovaldo, Le cosmicomiche, Se una notte d’inverno un viaggiatore, uniti dal filo conduttore della riflessione sulla storia e la società contemporanea.
Calvino a Pecetto era di casa, lavorando alla casa editrice Einaudi a Torino, passava i fine settimana nel locale di Annina “Bar Roma” dove seduto al suo solito tavolino scrisse e riordinò il Marcovaldo.
Michele Bosso storico pecettese racconta che in quegli anni il lunedì mattina prendeva la corriera per andare a lavorare a Torino dove doveva consegnare i suoi articoli, che spesso venivano corretti direttamente da Calvino durante il viaggio sul bus.
Dall’inizio della sua carriera sino alla morte, Calvino scrisse circa duecento racconti.

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CARLO GOLDONI

Carlo Goldoni (Venezia, 25 febbraio 1707 – Parigi, 6 febbraio 1793) è stato un commediografo, scrittore, librettista e avvocato italiano, cittadino della Repubblica di Venezia.
Goldoni è considerato uno dei padri della commedia moderna e deve parte della sua fama anche alle opere in veneziano.
Nella primavera del 1751 fino all’esatte dello stesso anno, Goldoni soggiornò a Pecetto per allontanarsi dalle convulse giornate e nottate veneziane.
Durante la sua permanenza nel nostro paese scrisse “Il Molière” , un’opera teatrale in cinque atti in versi martelliani, e rappresentata per la prima volta nell’estate di quell’anno al Teatro Carignano di Torino, dove fu ben accolta.

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CARLO LEVI

Carlo Levi (Torino, 29 novembre 1902 – Roma, 4 gennaio 1975) è stato uno scrittore, pittore e antifascista italiano.
Tra i più significativi narratori del Novecento italiano, è noto soprattutto per il romanzo Cristo si è fermato a Eboli, che lo rese uno dei maggiori portavoce della questione meridionale nel secondo dopoguerra.
Da giovane diciottenne in compagnia di Piero Gobetti per approfondire la loro formazione, frequentavano l’abitazione pecettese della loro insegnante di letteratura Barbara Allason, che come amici li accoglieva in un contesto familiare che ospitava, Benedetto Croce, Giosuè Carducci, La regina Margherita. Carlo Levi passò molto giornate tra le colline pecettesi, dove fu spronato da Felice Casorati a dipingere per trovare un suo personale stile pittorico.

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COSTANTINO NIGRA

Lorenzo Annibale Costantino Nigra, conte di Villa Castelnuovo (Villa Castelnuovo, 11 giugno 1828 – Rapallo, 1 luglio 1907), è stato un nobile, filologo, poeta, diplomatico e politico italiano.
Attento interprete della politica italiana della seconda metà del XIX secolo, visse a Pecetto una movimentata vita privata e non pochi intrighi politici, incontri amorosi e di stato.
Divenne segretario particolare di Cavour, era spesso presente negli incontri tra lo stesso Cavour e il Re Vittorio Emanuele II, che avvenivano lontano da occhi indiscreti proprio nella frazione San Pietro di Pecetto.

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EMILIO SALGÀRI

Emilio Carlo Giuseppe Maria Salgàri (Verona, 21 agosto 1862 – Torino, 25 aprile 1911) è stato uno scrittore italiano di romanzi d’avventura molto popolari.
Autore straordinariamente prolifico, è ricordato soprattutto per aver creato le saghe d’avventura del ciclo indo-malese (o ciclo dei pirati della Malesia, del quale è protagonista il suo personaggio più celebre, Sandokan) e dei corsari delle Antille (in cui spicca il personaggio del Corsaro Nero). La popolarità di Salgari è testimoniata anche dalla grande diffusione di apocrifi: oltre un centinaio le opere pubblicate col suo nome in realtà scritte da altri romanzieri.
Le sue avventure prendevano spunto dalla ricerca su atlanti e giornali di viaggio, dalle piccole cose, dalla vita quotidiana dalle strade che percorreva. Nelle sue lunghe passeggiate quotidiane, durante la permanenza della moglie in ospedale, tra Torino e Pecetto, i luoghi gli alberi e le ville divennero gli elementi che arricchivano i suoi racconti letti in tutto il mondo.

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FAMIGLIA CINZANO

Una delle prime registrazioni ufficiali del nome Cinzano, risalente al 1568, è custodita negli archivi parrocchiali del borgo di Pecetto Torinese (a tal proposito, ancora sul finire del XIX secolo un territorio tra la strada tra Pecetto e Chieri era denominato Cinzano). I Cinzano erano già allora specializzati in colture di alberi da frutto e vite e producevano rosolio, un liquore derivato dal petalo della rosa, usato spesso come base per altri liquori, vini ed elisir, con proprietà benefiche.
Nel 1707 il maestro acquavitaio Giovanni Battista Cinzano ottiene la licenza governativa per distillare e vendere elisir e rosolio fino a Torino. Il 6 gennaio 1757 i fratelli Carlo Stefano e Giovanni Giacomo Cinzano, aprono la bottega laboratorio di Via Dora Grossa, oggi via Garibaldi, nel centro di Torino.
Nel 1786 l’azienda viene insignita dai reali di Casa Savoia quale miglior produttore di una specialità torinese di Vermouth (il Vermouth Rosso). Le fortune della famiglia Cinzano valicarono i confini del piccolo paese di Pecetto locali fino a diventare produttori di liquori conosciuti in tutto il mondo.

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GIACOMO PUCCINI

Giacomo Puccini (Lucca, 22 dicembre 1858 – Bruxelles, 29 novembre 1924) è stato un compositore italiano, considerato uno dei maggiori e più significativi operisti di tutti i tempi.
Le opere più famose di Puccini, considerate di repertorio per i maggiori teatri del mondo, sono La bohème (1896), Tosca (1900), Madama Butterfly (1904) e Turandot (1926). Quest’ultima non fu completata perché il compositore si spense, stroncato da un tumore alla gola (Puccini era un forte fumatore), prima di poter terminare le ultime pagine.
Nelle sue numerose visite a Pecetto all’inizio del secolo, insieme al grande Toscanini erano di casa presso la panetteria del castagno a comprare i grissini.
Prosegui le sue scampagnate a Pecetto sfrecciando per le polverose strade con le automobili che si faceva dare in prova.

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LUCHINO VISCONTI

Luchino Visconti di Modrone, conte di Lonate Pozzolo, noto semplicemente come Luchino Visconti (Milano, 2 novembre 1906 – Roma, 17 marzo 1976),
E’ stato un regista, sceneggiatore e partigiano italiano. Per la sua attività di regista cinematografico e teatrale e per le sue sceneggiature, è considerato uno dei più importanti artisti e uomini di cultura del ventesimo secolo. Ritenuto uno dei padri del neorealismo italiano, ha diretto numerosi film a carattere storico, dove l’estrema cura delle ambientazioni e le ricostruzioni sceniche sono state ammirate e imitate da intere generazioni di registi. I suoi film sono principalmente dedicati a temi come la bellezza, la decadenza, la morte e la storia europea: in particolare, il declino della nobiltà e della borghesia è stato ripetuto più volte nei suoi film.
Luchino Visconti dalla gioventù inizio a frequentare Pecetto, grazie alla sua amicizia con Umberto di Savoia. Le sue numerose scorribande con gli amici, tra scherzi e improvvisate scenette, videro il giovane Luchino muoversi tra il territorio di Revigliasco e Pecetto. Dopo tanti anni di carriera cinematografica nel 1974 si fece ricoverare alla clinica San Luca a Pecetto, per una riabilitazione dovuta a una malattia. Amava contemplare il paesaggio pecettese durante le sue passeggiate e gli affreschi della chiesa di San Sebastiano.

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LUIGI CAVALLINI IN ARTE “Zanzara ” Clown

Pecetto ha ospitato molti spettacoli con clowns famosi, tra questi il famoso Grock, che all’eremo trova ispirazione per le sue gag. Un altro famoso interprete dell’arte circense fu Luigi Cavallini in arte “zanzara” era nato a Scheveningen in Olanda. Figlio d’arte da quattro generazioni, aveva iniziato la sua carriera di comico fin da ragazzo. Era conosciuto in tutta Europa, in particolar modo in Germania. Aveva formato un numero all’insegna dei « Fratelli Cavallini »: in realtà con lui lavoravano il cognato Enrico e il nipote Giuseppe. Nel ’64 vinse a Campione il «premio Grock» uno dei più ambiti nel mondo dei « clown ». In gioventù partecipò a Torino, come primo attore, a diversi film muti. Conosceva perfettamente cinque lingue, quando decisi di sospendere la sua attività da clown si trasferì a Pecetto uno dei luoghi dove si era esibito da giovane. Il 27 maggio 1969 presso l’ospedale dell’eremo di Pecetto morì a 75 anni.

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MARIO MOGNA

L’inizio della raccolta delle ciliegie su vasta scala ebbe inizio nel 1910, anno in cui la grandine e fillossera distrussero i rigogliosi vigneti della zona. Il sindaco di allora Mario Mogna accolse il consiglio dell’amico Giovanni Giolitti che suggerì di sostituire le viti con piante di ciliegio, che permisero di coltivare due tra varietà locali la ciliegia “vittona” e la varietà “galucio”.
Il grande merito di Mario Mogna fu quello di trasformare l’economia agricola pecettese in grave dissesto, investendo sulla coltivazione del frutto rosso e far diventare Pecetto il paese delle ciliegie. Morì molto giovane a 45 anni e il giorno del suo funerale ad Ottobre una nevicata fuori stagione fece pensare a tutti che invece della neve cadessero dal cielo petali di ciliegie.

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PIERO GOBETTI

Piero Gobetti (Torino, 19 giugno 1901 – Neuilly-sur-Seine, 15 febbraio 1926) è stato un giornalista, filosofo, editore, traduttore e antifascista italiano. Creò e diresse le riviste Energie Nove, La Rivoluzione liberale e Il Baretti, oltre a fondare l’omonima casa editrice, dando importanti contributi alla vita politica e culturale, prima che le aggressioni, le percosse e i pestaggi subiti ripetutamente dagli interventi dello squadrismo fascista, provocassero un forte declino delle sue condizioni di salute e dunque la morte prematura a nemmeno 25 anni durante l’esilio francese.

Era di casa a Pecetto, dove nella villa della scrittrice Allason insieme ad altri intellettuali e artisti soggiornavano per discutere di arte e cultura. Nel 1919 a Pecetto insieme al pittore Casorati preparò il catalogo delle opere del suo amico artista per una mostra che si tenne in America. La prima monografia critica su Casorati fu scritta proprio dal Gobetti a Pecetto nella casa del pittore Rho.

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SILVIO PELLICO

Silvio Pellico (Saluzzo, 24 giugno 1789 – Torino, 31 gennaio 1854) è stato uno scrittore, poeta e patriota italiano, noto soprattutto come autore de Le mie prigioni, e dell’opera teatrale Francesca da Rimini.
Un grande scrittore, un poeta, un romantico, un patriota, veniva a Pecetto a leccarsi le ferite d’amore, sotto il grande cedro del Libano di quasi ottocento anni.
Nelle estati dal 1836 al 1843 venivano a villeggiare in casa Tarino, l’attuale villa Talucchi Pallavicini, l’attrice del teatro Reale Carlotta Marchionni e sua cugina Gegia, primo e unico amore del Pellico. Nel 1830 investì tutti i beni per comprare a tra Madonna della scala e Pecetto una piccola cascina, che divenne il centro della sua vita fino al 1845 quando si trasferì a Napoli e non fece più ritorno a Pecetto.

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VINCENZO GIOBERTI

Vincenzo Gioberti (Torino, 5 aprile 1801 – Parigi, 26 ottobre 1852) è stato un presbitero, patriota e filosofo italiano, nonché il primo Presidente della Camera dei deputati del Regno di Sardegna, esponente di primo piano del Risorgimento italiano.
Ricevuta la prima istruzione dai padri dell’Oratorio di San Filippo Neri con la prospettiva del sacerdozio, si laureò in teologia nel 1823 e, nel 1825, prese gli ordini sacerdotali.
Il 16 dicembre 1848 cadde il governo. Il re nominò Gioberti nuovo presidente del Consiglio. Il suo governo terminò il 21 febbraio 1849. Con la salita al trono di Vittorio Emanuele II, nel marzo del 1849 la sua vita politica giunse alla fine. Per un breve periodo, infatti, ebbe un posto nel consiglio dei ministri, anche se senza portafoglio, ma un dissidio inconciliabile non tardò a maturare. Fu allontanato da Torino con l’affidamento di una missione diplomatica a Parigi, da cui non fece più ritorno. Rifiutò la pensione che gli era stata offerta e ogni promozione ecclesiastica, visse in povertà e passò il resto dei suoi giorni a Bruxelles, dove si trasferì dedicandosi agli studi letterari. Morì improvvisamente a Parigi di un colpo apoplettico, il 26 ottobre 1852.
Per Gioberti la collina pecettese fu un luogo unico dove tornava di sovente per poter meditare e trovare nuovo slancio alle sue iniziative.

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